rifiuti zero

Attraverso i mezzi di comunicazione di massa, in Italia, sta passando un messaggio distorto sul significato di “rifiuti zero”.

Questa pratica viene prospettata come un completamento del ciclo di gestione dei rifiuti, al quale i consumatori sono chiamati a partecipare attivamente. Secondo l’informazione distorta, sui cittadini dovrebbe gravare l’onere di spingere al massimo la raccolta differenziata a beneficio economico di chi si occupa dell’affare rifiuti.

 

La raccolta differenziata viene prospettata come un comportamento virtuoso, come un atto di attenzione per l’ambiente e di grande senso civico. Sembra che chiunque abbia sensibilità per la prevenzione dell’inquinamento debba per forza aderire a questo sistema.

 

La realtà è un’altra.

È il concetto stesso di gestione dei rifiuti che dovrebbe essere superato.

I consumatori hanno il diritto di non acquistare più rifiuti, ma unicamente prodotti. Questo significa rifiuti zero: non produrre più rifiuti, ma solo prodotti o servizi. Significa spostare le responsabilità e gli oneri dai consumatori ai produttori.

Quando acquistiamo un bene di consumo oppure un servizio, dovremmo pretendere che non sia stato progettato secondo i dettami dell’obsolescenza pianificata e che ne sia già stata organizzata la restituzione a monte del ciclo produttivo a carico del suo produttore. Durante l’uso non dovrebbe produrre rifiuti e dopo l’uso non dovrebbe essere un rifiuto.

Il ciclo produttivo di beni e di servizi dovrebbe essere organizzato in cicli continui e non lineari.

Un ciclo produttivo lineare, quello ad oggi più diffuso o forse quasi l’unico, partendo dallo sfruttamento di risorse, di materie prime e di energia, consegna al consumatore un prodotto che, dopo l’uso, deve essere smaltito immettendolo nel ciclo integrato dei rifiuti.

In questo modo risorse, materie prime ed energia si depauperano, l’ambiente, la società ed il benessere economico diffuso si impoveriscono, le aziende che gestiscono i rifiuti si arricchiscono, i rifiuti aumentano comunque, anche con la più spinta raccolta differenziata.

Un ciclo produttivo continuo, ricalca invece quello che già avviene in natura, dove i rifiuti biodegradabili delle piante, tipo foglie secche, sono trasformate da microrganismi in nuova materia prima per la crescita delle piante stesse, tipo humus.

La produzione di compost è ispirata proprio a questi processi spontanei. Anche con i rifiuti non biodegradabili (metallici, plastici, elettronici e simili), è possibile produrre nuove materie prime per nuove produzioni. A fine uso, un bene di consumo non dovrebbe essere smaltito, bensì riconsegnato al suo produttore, che dovrebbe averne già previsto il reinserimento a monte della sua catena produttiva.

Altri meccanismi per non produrre proprio più rifiuti consistono nell’aumentare le forniture di servizi, in sostituzione della vendita di beni, aumentando ad esempio noleggi, consulenze specialistiche e condivisioni. I prodotti usati da dismettere, ancora funzionanti ed in buono stato, potrebbero essere donati ad associazioni senza scopo di lucro (onlus) oppure ad organizzazioni non governative (ONG).

Andrebbe inoltre prolungata la vita stessa dei prodotti venduti e dovrebbero essere potenziati i servizi offerti dai produttori per riparazioni, manutenzioni, messe a punto e per i necessari aggiornamenti tecnologici. Al consumatore dovrebbero arrivare prodotti flessibili nell’uso e di qualità duratura.

Questa pianificazione andrebbe fatta unicamente dai produttori di beni e di servizi, dovrebbe essere inclusa nella progettazione stessa del prodotto e dovrebbe coinvolgere l’intera catena di fornitori. Ci sono alcune aziende, che si sono già organizzate in questo modo. Come esempi di produttori virtuosi si può fare riferimento a ditte come Herman Miller o Steelcase .

I consumatori dovrebbero pretendere di poter acquistare unicamente prodotti e non più rifiuti.

Il potenziamento della raccolta differenziata dei rifiuti è certamente un’ottima soluzione nel transitorio, a breve ed a medio termine, ma sul lungo periodo l’obiettivo deve essere un altro, duraturo e risolutivo.

Rifiuti zero, non significa coinvolgere i consumatori negli oneri del ciclo integrato dei rifiuti, significa proprio non produrli più, spostando tutte le responsabilità sui produttori di beni e di servizi.

crediti: Paola Morgese

 

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